Steven Spielberg by Resmini Mauro

Steven Spielberg by Resmini Mauro

autore:Resmini, Mauro [Resmini, Mauro]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Nell’immaginario popolare tanto quanto nella vulgata critica, Schindler’s List figura come lo spartiacque di un’intera carriera, il segnale della metamorfosi di un intrattenitore in autore. Di colpo, insomma, Spielberg è cresciuto: non solo si occupa di temi particolarmente sensibili (cosa che del resto aveva già fatto in passato) ma, a detta di molta critica, trova finalmente i modi e le forme più appropriati per esprimersi, in perfetto equilibrio tra narrazione cinematografica e riflessione storica. L’idea di questa “conversione” è decisamente invitante: il Peter Pan del cinema contemporaneo abbandona giocattoli e mascherate e si ritrova folgorato sulla via di Auschwitz, tutt’a un tratto maturo e consapevole delle sue responsabilità non solo artistiche, ma anche storiche e politiche. Senza dimenticare, come sempre, il rilievo della dimensione autobiografica: non si tratta solo dell’immagine indelebile dei numeri marchiati sul braccio di suo zio, è anche e soprattutto il senso di marginalizzazione del giovane Steven, ebreo controvoglia nella suburbia cristiana, escluso dai riti identitari della maggioranza (come il Natale) e poi addirittura vessato per la sua fede religiosa nella high school di Sarasota. Un trauma profondo, che il regista rivelò pubblicamente proprio in occasione dell’uscita di Schindler’s List.

Il film, in questo senso, è il tentativo di Spielberg di farsi carico non solo della propria eredità culturale, ma anche del ruolo – suo e del cinema stesso – di custode della memoria. Proprio attorno alla questione della memoria (e della sua legittima custodia) si è articolato un vivace scambio di vedute tra Spielberg e Claude Lanzmann, il regista di Shoah. Il monumentale documentario del regista e teorico francese, girato nell’arco di undici anni e lungo oltre nove ore, è composto principalmente di interviste a sopravvissuti, ex nazisti e abitanti delle zone circostanti i campi di concentramento di Auschwitz e Treblinka.

All’interno di un più ampio dibattito che coinvolse intellettuali e membri della comunità ebraica, Lanzmann accusò Spielberg di aver enfatizzato la salvezza di millecento persone a spese dei milioni di morti: «Il progetto di raccontare la vicenda di Schindler confonde la storia […] È un modo per renderlo [l’Olocausto, N.d.R.] non un crimine dell’umanità, ma un crimine contro l’umanità». Spielberg rispose imputando a Lanzmann il tentativo di voler diventare «l’unica voce nell’archivio storico definitivo dell’Olocausto» (entrambi riportati in Ian Freer, The Complete Spielberg, cit., p. 235).

Il problema sta nel fatto che, quando parlano di memoria, Lanzmann e Spielberg non intendono la stessa cosa. Per il primo, la memoria è testimonianza fondata su un rapporto diretto con la realtà, doloroso e imprescindibile. Per il secondo, la memoria è prima di tutto racconto, verosimile prima che vero, affollato di personaggi ma senza persone. Ne discendono quindi due modi di intendere il cinema – e il rapporto del cinema con la realtà – radicalmente incompatibili. La storia di Oskar Schindler e degli Schindlerjuden è dunque l’unica che Spielberg poteva raccontare, e poteva farlo solo così, avvicinandosi alla Shoah attraverso il proprio cinema. Come per tutto il resto della produzione spielberghiana, ciò che si dà come unico metro di paragone è



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